LA TORCIATA DI SAN GIUSEPPE

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  • Tiziana Babbucci
  • tiziana.babbucci@gmail.com

LA TORCIATA DI SAN GIUSEPPE



Year

2017

Month

October



Description

La Torciata di San Giuseppe ha origini perdute nella notte dei tempi, discendente degli antichi falò legati ai riti equinoziali e primaverili. Una favola antica carica di significati propiziatori che rievoca la leggenda del fuoco che uccide l'inverno e feconda la primavera. Durante il Medio Evo tale cerimonia fu convertita in festa cristiana e fatta coincidere con la festività di San Giuseppe e ogni anno la tradizione rinasce viva dal passato, rispettosa e gelosa di quelli che sono i suoi aspetti caratteristici che sembra, ci sia sempre stata, così che ogni anno la tradizione rinasce viva dal passato riproponendosi in tutta la sua bellezza con la sua magia del rito pagano-cristiano.

Al crepuscolo, dal Castello Orsini, al cadenzato tambureggiare dei tamburini ed ai squilli delle chiarine sfila il Corteo Storico, in ricchi costumi medievali insieme ai Torciatori avvolti dalla naturale atmosfera del centro storico del paese, raggiungendo la Piazza e schierandosi sulle larghe gradinate del Comune, nel frattempo gli sbandieratori esibiscono la loro maestria sfidando "l'invernacciu", un enorme puccio di canne simbolica rappresentazione con sembianze umane dell'inverno che muore.  
Ad un segnale convenuto i torciatori, incappucciati in rustici sai, iniziano la loro marcia (un tempo dal Cavone di San Giuseppe dove le canne per le torce venivano prese, spesso trafugate dai vigneti adiacenti) ora parte dalla Cava del Gradone, attraversando il ponte del torrente Meleta e su per la vecchia strada della Selciata passando sotto l'antico arco mediceo, portando in spalla un grosso fascio di lunghe canne fiammeggianti all'estremità a guisa di torce.
Quando ormai il cielo è buio, affacciandosi ad un degli archi caratteristici del paese è possibile scorgere, in lontananza, delle fiaccole in movimento attraversare il ponte del torrente Meleta e passare sotto l'acquedotto mediceo. sono i torciatori, con pesanti fasci di canne infuocate sulla cima in spalla e vestiti con rustici sai che percorrono la strada che li porta nel cuore del paese dove già il corteo storico è riunito. Alla testa del corteo ci sono i portantini con la statua di San Giuseppe.

Il precorso è cambiato nel tempo: precedentemente aveva origine dalla via cava di S. Giuseppe dove le canne venivano raccolte, spesso trafugate dai vigneti adiacenti. Nel buio della notte è suggestivo lo spettacolo di questi Torciatori che, come fiaccole moventi in lontananza, vanno avvicinandosi alla volta del paese immersi nel fumo delle canne incendiate, creando, lungo il percorso, giochi di luce ed ombre nella roccia tufacea caratteristica del paese. Ed ecco che, tra esclamazioni di giubilo, spuntare per primi nella piazza del comune, i portantini con la statua di San Giuseppe e nel plauso della folla il primo torciatore ed in crescendo tutti gli altri, disporsi in cerchio intorno al puccio e, dopo la tradizionale benedizione del Vescovo a San Giuseppe, la festa raggiunge l'apice con i Torciatori che addossano i loro fasci di canne fiammeggianti all'invernacciu il quale, in poco tempo divampa in un enorme falò dove il fuoco, vivo e scoppiettante, sembra prendersi gioco dell'Invernacciu, e questo il momento in cui i Torciatori iniziano a correre ritualmente intorno al falò che sarà sempre più alto al grido "Evvi, Evvi, Evviva San Giuseppe". Una volta raggiunta la piazza, ogni torciatore si dispone accanto all'altro, in cerchio intorno al "puccio". Tra la suspance del pubblico, dopo la tradizionale benedizione del Vescovo a San Giuseppe, la festa raggiunge l'apice con i Torciatori che addossano i loro fasci di canne fiammeggianti all'invernacciu il quale, in poco tempo divampa in un enorme falò dove il fuoco, vivo e scoppiettante, sembra prendersi gioco dell'Invernacciu, è questo il momento in cui i Torciatori, fieri della vittoria sull'inverno, festeggiano correndo in circolo mano nella mano intorno al falò intonando un grido a tutta voce: "Evvi, Evvi, Evviva San Giuseppe!!" La Piazza del Comune è gremita di gente, affascinata dall'insieme della luce tremolante delle fiamme che fanno brillare suggestivamente la Piazza e di riflesso gli archi dell'Acquedotto Mediceo, con il viso illuminato e riscaldato dal calore del fuoco e con gli occhi attenti e agli antichi abiti sfarzosi di principi e principesse del corteo in contrasto con quelli poveri di iuta dei torciatori, inebriati dal gusto delle tradizionali frittelle di riso unito all'aroma del rinomato vino che madre natura ha generosamente donato a queste terre e che si sprigiona tutt'intorno.
Buon presagio se l'ardere dell'invernacciu sarà vigoroso e veloce, annata complicata si prospetta se le canne faticano a trasformarsi in cenere, i cicli della vita sono così e l'uomo ci mette la capacità di leggere i segnali e soprattutto la speranza. Poi pian piano la magia si spegne, le fiamme si consumano lentamente con l'inverno, lasciando al suo posto la brace che verrà raccolta dalle donne come segno di buon auspicio.
E' finita la Festa ed anche per quest'anno dalle ceneri dell'Invernacciu rinascerà la primavera e con essa la vita.

E' questo il grande, breve ma affascinante, rituale che torna ogni anno la notte del 19 marzo a riconquistare l'antico cuore.

Si ringraziano Enzo Giuliani e l'associazione Promo.Fi.Ter. di Pitigliano per il testo e le immagini


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